Articolo scritto da Eva Saroglia e pubblicato su www.atuttoyoga.it -> link originale
La parola gāyatrī, non è in realtà soltanto il nome del mantra, anzi, è la forma femminile della parola sanscrita “gāyatra”, che indica una canzone o un inno che definisce un metro poetico formato da 24 sillabe divise a loro volta in terzine da 8. Il termine si riferisce al Gāyatrī mantra ma anche alla divinità hindu Gayatri, che è ritenuta essere la personificazione del mantra stesso.
Il termine gāyatrī ha diversi significati, che dipendono essenzialmente dal periodo storico, dal testo e dalla regione indiana in cui viene usato, ma in questo articolo prenderemo in considerazione la parola relativa al mantra.
Nello specifico, la parola proviene da Gaya-Ti (energie vitali) e Traya-te (conserva, protegge e concede la liberazione), tenendo conto anche dell’etimologia della parola (gāyantaṃ trāyate iti gāyatrī), il significato si avvicina a “tutto il Sé esistente che canta e protegge tutto ciò che esiste” e anche “tutto ciò che protegge la persona che lo recita”.
E’ composta dal versetto 3,62,10 del Rig Veda, ma si ritrova anche in moltissimi testi sacri hindu, come le Upanishad e la Bhagavad Gita. In quest’ultimo testo, Krishna lo definisce come il mantra più alto e importante.
Il Gāyatrī mantra, secondo i testi antichi, dovrebbe essere recitato all’alba e al tramonto,
Il Gayatri Mantra è considerato il più sacro di tutti i mantra del Sanatana Dharma (la Religione o Legge Universale ed Eterna). Pare che sia stato rivelato migliaia di anni fa al Brahmarishi Vishwamitra come ricompensa per essersi impegnato anni in penitenza “mirata” e meditazione; egli fu un re, ma fu altrettanto il compilatore della maggior parte della terza sezione del Rig Veda Samhita. Ancora oggi è uno dei saggi dell’India antica maggiormente venerati.
Nei testi Purana si dice che soltanto 24 saggi dall’antichità (a quando è stato scritto il Purana) hanno compreso il vero e intero significato del mantra, padroneggiandone quindi il suo potere completamente e Vishwamitra fu il primo di questi.
Curiosità sul Gayatri
E’ uno dei mantra più popolari, anche se non si rivolge ad una divinità specifica, bensì al Sole (come Surya Namaskara) in quanto rappresentazione massima della divinità (Savitri). E’ un mantra molto complesso e la cui traduzione è ancora oggi oggetto di discussione.
Viene spesso anche indicato come Savitri mantra, per il suo legame con Savitur, il Sole.
Il Gāyatrī mantra è anche stato associato alla dea Gayatri, moglie del dio creatore Brahma: il mantra sarebbe la sua personale incarnazione come Spirito Universale. Gayatri Devi è raffigurata con 5 volti ed è venerata come la forma unitaria di Durga, Lakshmi e Saraswati, l’equivalente della Trimurti, composta dalle tre divinità maschili Brahma, Vishnu e Shiva.
Nei Veda: La sua forma originale si trova al decimo verso del sessantaduesimo inno del terzo libro del Rigveda (Rigveda Samhita 3.62.10).
tat saviturvarenyam
bhargo devasya dhimahi
dhiyo yo nah prachodayat
Nelle Upanishad: Appare nel Yajurveda e nelle Upanishad (Brihadaranyaka Upanishad V. 14. 1-8 e Chandogya Upanishad III. 12. 1-9) con una linea aggiuntiva all’inizio:
ॐ om bhūrbhuvah svaha
Da questo si evince che il mantra originale non comprende la prima riga, che è stata aggiunta successivamente: Bhur, Bhuvah, Svaha fanno si che chi canta o recita il mantra riesca a “connettersi” e “contemplare” il Divino che risplende nei tre piani dell’esistenza (materiale, sottile, spirituale) e nei tre regni dell’esperienza (passato, presente, futuro).
Quando e come utilizzare il Gayatri Mantra
Può essere ascoltato, recitato a bassa voce, a medio tono di voce, a voce alta o soltanto recitato mentalmente. Il modo più diffuso è comunque quello del canto.
Oggigiorno il mantra viene cantato almeno 3 volte all’alba (tra le 4 e le 8) e almeno 3 volte al tramonto (tra le 16 e le 20), inteso come preghiera e canto sacro. Si può cantare anche a metà giornata, ma è consigliato farlo se ci sono particolari motivi.
Se pratichi la meditazione con i mantra, puoi cantare il Gāyatrī e unire subito dopo tutti i mantra che preferite.
La bellezza di questo mantra è che è un mantra universale, non essendo riferito ad una divinità, chiunque lo può cantare e praticare.
I benefici maggiori si ottengono facendo un giro intero di japa mala (il “rosario” da meditazione), cioè recitandolo 108 volte all’alba e 108 volte al tramonto. Altrimenti, si può cantare per 3, 9 o 18 volte all’alba e al tramonto.
Benefici del mantra
Cantando il mantra quotidianamente come sopra descritto, le scritture hindu spiegano che l’uomo potrà trascendere il proprio karma, liberandosi da esso, e raggiungere lo stato in cui sussiste l’azione senza desiderio (nishkama-karma).
Inoltre, è un mantra che purifica la mente, che allontana le tenebre (sia interne che esterne), protegge, sostiene.
Sai Baba, un famoso maestro spirituale autore di numerosi libri, dice: “Se cantate il Gayatri e rispettate ogni essere come manifestazione di Dio, gli effetti si sommeranno e porteranno ad un grande risultato nella nostra vita, infondendo in voi nobiltà e acume”.
Secondo i Veda, uno dei principali problemi dell’essere umano è che si dimentica della sua natura divina, questo mantra quindi aiuta a riconnettersi con essa.
Il Gāyatrī mantra ha un duplice “potere”: quello della preghiera e della combinazione dei suoni delle sillabe, e il potere derivante dalla comprensione del suo significato.
Le sillabe, quando pronunciate (non pensate), vanno a influenzare tutti i chakra e i canali sottili del corpo umano: la pronuncia corretta in questo caso è fondamentale. E’ comunque sempre efficace anche se non si conosce il significato, dal momento che il sanscrito ha una valenza neuro-linguistica unica.
Riassumendo, gli effetti di questo mantra sono:
- Permette di acquisire saggezza, lungimiranza e capacità di discernimento
- Allontana tutto ciò che è negativo, che sia esso interno (paure, ansia, …) che di esterno
- Purifica gli ambienti in cui è cantato
- Mantiene la salute, allontana la malattia
- Allevia e tiene lontano ogni tipo di sofferenza
- Permette di acquisire tutto ciò che ci serve per avere successo nella vita (talenti, ecc.)
- Aiuta a liberarsi dalla ruota del Karma
- Aiuta a liberarsi dal giudizio, dalle aspettative e dal fare le cose solo per ottenerne altre
- Aiuta ad esprimere gratitudine e di conseguenza ad ottenerne gli effetti
- Riduce lo stress, calma la mente, porta equilibrio al sistema nervoso
- E’ molto utile in caso di problemi al cuore, ai polmoni, problemi respiratori
- Rinforza il sistema immunitario
- Permette di accostarsi/raggiungere il Divino e all’Illuminazione
- Riequilibra di tutti i chakra e canali sottili del corpo
Il mantra e il suo significato
Om Bhur Bhuvah Svaha
Tat Savitur Varenyam
Bargo Devasya Dhimahi
Dih Yo Yo Nah Prachodayat
Significato delle singole parole:
- Om: Brahman (l’Assoluto). Suono come base della creazione.
- Bhur: si riferisce alla terra e al mondo terreno, materiale, piano materiale dell’Esistenza
- Bhuvah: Aria, il mondo sottile. L’atmosfera, l’etere. Bhuvah è anche Prana Shakti, il potere dell’energia vitale, piano sottile dell’Esistenza.
- Svaha: Il cielo, come dimora degli Dei, piano celeste dell’Esistenza.
- Tat: Quello. Paramatma, Dio o Brahma. La realtà ultima è definita semplicemente “quello” perché è al di là di ogni descrizione.
- Savitur: Indica la divinità Savitri (che è l’origine di tutto l’Universo, l’inizio del tutto, il sé interiore dell’uomo, l’essenza Divina che è in ciascun essere vivente). La forza vivificante del sole, il Divino Sole (Surya).
- Varenyam: Degno di adorazione, l’Assoluto
- Bhargo: Lo splendore, l’effulgenza spirituale, la luce che dona la saggezza, luce gloriosa
- Devasya: La realtà divina, luce divina.
- Dhimahi: Noi contempliamo, meditiamo
- Dhi Yo: L’intelletto, la mente (Dhi Yo Yo Nah)
- Yo: Che.
- Nah: Il nostro.
- Prachodayat: Illuminazione, guida, ispirazione
Esistono diverse traduzioni-interpretazioni, non si può dire che una sia più giusta dell’altra, perché il vero significato di questo mantra sarà colto soltanto con la pratica e con lo sviluppo della saggezza.
- Prima traduzione/interpretazione: “Meditiamo sullo splendore eccelso del divino Sole (Vivificante), possa Egli illuminare le nostre menti”
- Seconda traduzione/interpretazione: “Contempliamo lo splendore spirituale del Divino Sole, possa la sua luce illuminare e guidare la mia mente, così come risplende nei tre piani dell’Esistenza”
- Terza traduzione/interpretazione (come mantra alla divinità Gayatri) “Possa la luce divina del Supremo illuminare il nostro intelletto, per condurci lungo un percorso di rettitudine”
- Quarta traduzione/interpretazione “Desidero concentrarmi e quindi ottenere l’adorabile splendore di Savitri, la luce effulgente dell’illuminazione e della lungimiranza, che possa sempre risplendere nella mia mente così come risplende nei tre mondi nel passato, presente e futuro.”
- Quinta traduzione/interpretazione di Swami Vivekananda “Meditiamo sulla gloria di questo Essere che ha prodotto questo universo; possa Egli illuminare le nostre menti.”
- Sesta traduzione/interpretazione (come mantra alla divinità Gayatri) “O Madre Divina il nostro cuore é coperto di tenebre Ti preghiamo allontana da noi questa oscurità ed accendi la Luce dentro di noi.”